Si è parlato di mediazione e conciliazione nel secondo appuntamento del corso, promosso dall’OMCeO Piacenza, dedicato al ruolo ed all'attività del Consulente Tecnico d'Ufficio (CTU). Dopo l’incontro di apertura con il giudice Antonino Fazio, relatrice nella mattinata di venerdì 17 maggio al Park Hotel è stata Elena Pozzoli, giurista con attività pluriennale nell'ambito della mediazione.
Mediazione e conciliazione sono due termini da molti considerati strettamente correlati, se non addirittura sinonimi. “Tecnicamente sono però due passaggi diversi - ha precisato l’avvocato Pozzoli -. La mediazione è l'attività di chi si pone tra due contendenti per facilitare l'accordo; è il procedimento nel quale un terzo - il mediatore, persona neutrale, imparziale, indipendente - facilita la comunicazione aiutando le parti ad entrare in una dinamica relazionale di tipo cooperativo, passando dal momento conflittuale ad uno di cooperazione. La conciliazione, secondo alcuni, viene invece definita come un processo quasi sempre formale attraverso il quale una terza persona tenta tramite l'organizzazione di scambi tra le parti di consentire a queste un confronto sui rispettivi punti di vista e cercare, con il suo aiuto, una soluzione al conflitto; altri definiscono la conciliazione come l'intervento, nell'ambito di una disputa tra due contendenti, di una terza persona imparziale, neutrale e gradita ad entrambi che non riveste un'autorità decisionale, come può essere quella del giudice o dell'arbitro, ma li aiuta affinché pervengano a una soluzione della vertenza che risulti di reciproca soddisfazione soggettiva e di un comune vantaggio oggettivo. Il ruolo del conciliatore e del mediatore è quello di aiutare le parti a spostarsi dalla prospettiva conflittuale; per questo, oltre ad essere debitamente formato, il professionista deve anche essere anche il primo a credere nella possibilità di far cooperare le parti”.
Se mediazione e conciliazione hanno come finalità comune quella di far raggiungere alle parti un accordo, differenze si possono individuare nel metodo: “Nella conciliazione - evidenzia Pozzoli - , il conciliatore esercita un ruolo più diretto nel processo di risoluzione della controversia e consiglia direttamente le parti nell'adozione delle soluzioni: le parti vanno quindi di fronte al conciliatore cercando una guida e decidono in relazione a quello che lo stesso professionista suggerisce. Dal canto suo, il mediatore, che controlla il processo di mediazione attraverso differenti e specifiche fasi, non esprime opinioni circa il torto o la ragione, non suggerisce una certa soluzione ma deve stimolare le parti a trovarne una propria. Il compito del mediatore è quello di facilitare le parti nella discussione e aiutarle a focalizzare i loro interessi - che sono diversi dalla posizione - guidandoli verso il conseguimento di una soluzione vantaggiosa per tutte le parti, duratura e, soprattutto, di pronta realizzazione”. Anche il ruolo degli avvocati è differente: “Nella mediazione è maggiormente attivo, in quanto devono contribuire a cercare di sviluppare possibili soluzioni, nella conciliazione i legali forniscono pareri e suggerimenti in relazione alla proposta fatta dal conciliatore. Il ruolo decisionale - specifica l'avvocato Pozzoli - è in ogni caso riservato esclusivamente alle parti”.
Se il mediatore agisce in senso facilitativo ed anche trasformativo, in quando favorisce l'elaborazione di una soluzione condivisa, il CTU opera invece una funzione propriamente valutativa “che si fonda - spiega la relatrice - sull'esame, sulla sua autorevolezza e, soprattutto, sull'efficacia istruttoria che in caso di mancata conciliazione avrà la sua relazione tecnica nel giudizio successivo a quello già in corso. E’ quindi stato giustamente rilevato questo carattere ambivalente del CTU, da un lato ausiliario del giudice chiamato ad accertare fatti e situazioni, dall'altro anche con la funzione di moderno conciliatore”. Per meglio comprendere le potenzialità conciliative del CTU, è necessario dunque un cambiamento di approccio nella gestione della controversia e nelle modalità attraverso le quali giungere a una risoluzione: “L’idea più comune è che il compito del CTU conciliatore sia quello di trovare una soluzione giusta e convincere gli interessati ad accettare la soluzione prescelta; il tentativo di conciliazione dovrebbe in realtà essere rivolto ad individuare una soluzione conveniente per le parti, possibile solo se dal piano dei diritti si passa al piano degli interessi ad essi sottesi. Il CTU conciliatore per primo, per fare in modo che le parti ragionino in questo senso, deve essere in grado di individuare questi interessi, abbandonando in una prima fase il discorso puramente valutativo: per raggiungere tale risultato è necessario sia capace di una gestione costruttiva del conflitto, facendo superare alle parti tutti gli ostacoli - in primis i problemi di comunicazione e di relazione - che hanno impedito loro di negoziare da sole”.
Come sottolineato dalla relatrice, il problema fondamentale in un negoziato non risiede tanto nelle posizioni contrapposte, quanto nel conflitto tra i bisogni, i desideri, le preoccupazioni, le paure delle parti; la difficoltà è quindi riuscire a far emergere gli interessi, in quanto conciliare gli interessi piuttosto che le posizioni consente una maggiore possibilità di arrivare a un accordo che le soddisfi; per fare questo diventa fondamentale la capacità di comunicare in modo efficace. “Il CTU conciliatore - ha rimarcato l'avvocato Pozzoli - deve possedere ottime capacità comunicative, in modo da condurre il tentativo di conciliazione creando un ambiente di comunicazione e scambio tale da consentire lo sviluppo di una situazione dinamica tra le parti favorevole a raggiungere un accordo. Il professionista deve facilitare la comunicazione tra le parti e ristabilire una relazione di fiducia che permetta loro di esplorare opzioni utili a gestire il conflitto e contribuire a produrre un clima tale da agevolare la conclusione dell’accordo”.
Un ruolo fondamentale e decisivo assume quindi la comunicazione, non solo quella attraverso le parole: “Noi comunichiamo solo per il 10% attraverso il codice linguistico, il restante 90% è dato dalla comunicazione non verbale. L’attività di comunicazione è parte integrante di qualsiasi strategia di azione, ma non è solo un fatto di tecniche e simboli fini a se stessi; il protagonista è sempre l'essere umano con il suo vissuto, che per manifestarsi passa attraverso codici linguistici ma anche gesti simbolici. Ad un attento osservatore comunichiamo molte più cose di ciò che stiamo pensando e lo facciamo attraverso quello che viene definito il linguaggio del corpo, di solito non sottoposto al controllo della nostra coscienza. La comunicazione è bidirezionale, è un processo di interazione, un risultato della relazione di tipo emotivo che si instaura tra chi emette il messaggio e chi lo riceve; comunicare è molto più di un semplice passaggio di Informazioni, comunicando esercitiamo un influsso importante sull'esperienza altrui. Per avere una comunicazione efficace è necessario quindi progettare e realizzare la propria azione comunicativa, tenendo conto in primo luogo dell'interlocutore e avendo flessibilità e capacità di adattamento. Spesso, infatti, il problema del conflitto nasce da una comunicazione compromessa. E’ importante che le parti riconoscano nel CTU conciliatore un ruolo di guida e quindi che lo stesso riesca a comunicare alle parti attenzione. Il CTU deve sapere cogliere anche le informazioni che derivano dalla comunicazione non verbale e utilizzarle nel corso dell'incontro, svolgendo un’attenta osservazione delle parti, delle dinamiche che esistono tra di loro e anche con i rispettivi consulenti”.
Il discorso relativo alla comunicazione assume un ruolo di rilievo sia in caso di una mediazione di tipo facilitativo - nella quale non sono rilevanti le posizioni, ma gli interessi delle parti - sia in quella valutativa, che si realizza invece quando il conciliatore formula una proposta basata su una valutazione oggettiva: “E’ fondamentale che il conciliatore abbia la capacità di essere credibile nel suo ruolo; già nello svolgimento delle operazioni peritali il CTU ha l’opportunità di stabilire un proficuo rapporto di cooperazione ed essere individuato come soggetto per una possibile soluzione. Le parti devono essere portate a vedere il tentativo di conciliazione come un’opportunità”. Comunicazione della quale è parte integrante e significativa l’ascolto (attivo): “Ascoltare con attenzione, dall’utilizzo dei verbi alla narrazione, è un aspetto fondamentale - ha concluso il suo intervento la relatrice - e permette di acquisire una serie di informazioni sulle quali è possibile lavorare o far concentrare la parte”. L’incontro si è concluso con un dibattito - al quale hanno partecipato anche gli altri relatori del corso, Antonino Fazio, Dario Mazzoni e Marcello Valdini - stimolato dalle domande dei presenti.
I prossimi incontri
24 maggio
Criteri di determinazione del risarcimento del danno: micro e macro permanenti. Commento al D.M. del 3/7/2003 e successive modifiche. Tabelle in uso.
(Avv. Dario Mazzoni)
31 maggio
Note deontologiche. Sintesi di quanto esposto nelle tre precedenti sedute con ulteriore interazione docenza-uditorio e chiusura del corso. (Dott. Marcello Valdini)