Nel 2024 in Emilia Romagna le aggressioni al personale all’interno dei luoghi di cura sono aumentate dell’11,7% rispetto all’anno precedente. L’aumento riguarda in particolare le aggressioni di tipo verbale (+12,5%), mentre sono diminuite quelle più gravi di tipo fisico (-11,9%).
I dati sono stati presentati dall’assessore regionale alle Politiche per la salute Massimo Fabi, che ha illustrato anche le azioni di prevenzione e tutela messe in campo per contrastare il fenomeno e l’avvio della campagna del servizio sanitario regionale “Più cura per chi cura”. Relativamente alle segnalazioni effettuate dagli operatori sanitari, tramite la piattaforma regionale SegnalER, il numero complessivo di aggressioni è passato da 2.401 nel 2023 a 2.682 casi nel 2024. L’aumento riguarda in particolare le aggressioni di tipo verbale (+12,5%) mentre sono diminuite quelle più gravi di tipo fisico (-11,9%). Nel settore pubblico, gli operatori coinvolti sono 2.552, il 3,7% (+0,2%) del totale dei dipendenti del servizio sanitario regionale. Le qualifiche professionali più frequentemente colpite sono quelli a maggiore contatto con gli utenti e pertanto sono gli infermieri (57,9%), i medici (13,6%) e gli operatori socio-sanitari (11,4%), a seguire le altre professioni sanitarie e il personale non sanitario e di front-office. In proporzione, sul numero totale dei dipendenti nel settore pubblico, gli infermieri coinvolti sono il 5,4%, i medici il 3,5% e gli operatori socio-sanitari il 2,6%, senza sostanziali variazioni rispetto all’anno precedente. Le operatrici di sesso femminile (70,3%) sono più frequentemente coinvolte rispetto agli operatori di sesso maschile (25,1%), ma se si rapportano questi dati proporzionalmente al numero dei dipendenti nel settore pubblico suddivisi per sesso, gli operatori di sesso maschile coinvolti sono il 3,7% e quelle di sesso femminile il 3,5%.
Per quanto riguarda l’identità degli aggressori, nella grande maggioranza sono gli stessi utenti o pazienti (62%,6), mentre nei restanti casi si tratta di parenti, caregiver, conoscenti o estranei. I luoghi in cui gli episodi si sono manifestati maggiormente, in termini assoluti, sono i reparti di degenza (32,4%), i Pronto Soccorso ed i servizi di emergenza territoriale (24,1%), i servizi psichiatrici e delle dipendenze (17,2%), e gli ambulatori (11,7%). Rapportando questi dati al numero delle prestazioni sanitarie effettuate nel settore pubblico, si rileva che l’area maggiormente interessata rimane quella della psichiatria, seppure con una riduzione dei casi di aggressione (-59 casi per 100.000 ricoveri nel 2024), seguita dall’area di emergenza (-9,1 casi nel 2024 ogni 100.000 accessi al Pronto Soccorso) ed infine dai reparti di degenza, con una prevalenza di 16,1 casi per 100.000 giorni di degenza, e dagli ambulatori (5,4 casi per 100.000 accessi).
Un problema, quello della violenza sugli operatori sanitari, all'attenzione dell’OMCeO Piacenza, che in collaborazione con la Fondazione di Piacenza e Vigevano ha programmato un incontro su questo tema in programma il prossimo 11 giugno, al quale è prevista la partecipazione del Prefetto di Piacenza Paolo Giuseppe Ponta, del Questore Ivo Morelli, del Direttore del Pronto Soccorso dell’Ospedale di Piacenza Andrea Vercelli, di Gian Luca Rocco, direttore editoriale del Gruppo Libertà, del dottor Fabio Fornari, della dottoressa Chiara Maffei e di Barbara Fossati, coordinatrice infermieristica del Pronto Soccorso.
La campagna “Più cura per chi cura” - Nasce "per (ri)-costruire un patto di fiducia, promuovere rispetto e diffondere consapevolezza verso chi lavora per la salute di tutti e di ognuno. Iconico l’utilizzo dei cerotti per rappresentare le parole “più” e “per” nella composizione del claim, in quanto intendono raffigurare proprio la volontà di curare il rapporto tra professionisti e popolazione, nella consapevolezza che contro la violenza sul personale sanitario e socio-sanitario il risultato si fa insieme". Locandine e clip video dell’iniziativa sono distribuite negli ambulatori e nelle sedi dei servizi sanitari, a partire dai Pronto Soccorso; Aziende Usl e Aziende Ospedaliere promuovono i contenuti attraverso i propri canali di comunicazione ed è prevista una campagna sponsorizzata della Regione sui principali social media; inoltre, contribuiscono alla diffusione del messaggio anche le farmacie convenzionate di tutta l'Emilia-Romagna. La Regione Emilia-Romagna monitora da diversi anni il fenomeno della violenza e del rischio a cui sono esposti gli operatori sanitari e socio-sanitari a causa delle aggressioni subite nei luoghi di lavoro. Il fenomeno viene monitorato in due modi: con l’analisi degli infortuni sul lavoro (estratti dal Sistema informativo regionale per la prevenzione nei luoghi di lavoro) e con l’Osservatorio regionale di monitoraggio degli infortuni e delle malattie professionali correlate al lavoro; inoltre, attraverso il sistema delle segnalazioni effettuate dai singoli operatori sanitari oggetto di aggressione, attraverso la piattaforma regionale SegnalER. Tutte le Aziende Sanitarie regionali - fa sapere la Regione - hanno aggiornato i propri Documenti di valutazione dei rischi, inserendo la specifica scheda per la valutazione del rischio di aggressione proposta con le Linee di indirizzo regionali, e hanno individuato le misure di prevenzione da adottare, oltre ad avere implementato un Piano interno per la Prevenzione degli atti di violenza sugli operatori sanitari.
La normativa - Lo scorso novembre - con il via libera della Camera - è stato convertito in legge il decreto 1° ottobre 2024, n. 137, per contrastare i fenomeni di violenza nei confronti dei professionisti sanitari. Il decreto legge modifica gli articoli del codice di procedura penale 380 (arresto obbligatorio in flagranza) e 382 bis (arresto in flagranza differita): si estende l’arresto obbligatorio in flagranza anche agli atti di violenza che causano lesioni personali ai professionisti sanitari o che producono danni ai beni mobili e immobili destinati all’assistenza sanitaria, con la conseguente compromissione del servizio pubblico erogato dalle strutture. Inoltre si applica l’arresto obbligatorio in flagranza, anche “differito”, ossia nelle quarantotto ore successive alla condotta delittuosa inequivocabilmente provata da documentazione videofotografica. La norma modifica anche l’articolo 365 del codice penale prevedendo una pena aggravata per chi danneggia beni mobili o immobili all’interno o nelle pertinenze di strutture sanitarie o socio-sanitarie residenziali o semiresidenziali, pubbliche o private, compresi beni di medici e personale sanitario: reclusione da uno a cinque anni e multa fino a 10.000 euro e la pena è aumentata se il fatto è commesso da più persone riunite.