"La violenza non è mai “normale”, non è mai inevitabile. La sicurezza sul lavoro è diritto di tutti i lavoratori. E, nel caso degli operatori sanitari, va garantita due volte, in quanto presupposto della sicurezza delle cure".Lo ha sottolineato il presidente della FNOMCeO Filippo Anelli, ascoltato in audizione presso la Commissione Giustizia del Senato, nell’ambito della Conversione in Legge del Decreto antiviolenza nei confronti de professionisti sanitari.
Il provvedimento introduce il reato di danneggiamento commesso all’interno o nelle pertinenze di strutture sanitarie o socio-sanitarie residenziali o semiresidenziali, pubbliche o private, con violenza alla persona o con minaccia o nell’atto del compimento del reato di lesioni personali a un pubblico ufficiale in servizio di ordine pubblico in occasione di manifestazioni sportive, a personale esercente una professione sanitaria o socio-sanitaria e a chiunque svolga attività ausiliarie ad essa funzionali. Per chi commette tale reato, sono previste la pena della reclusione da uno a cinque anni e la multa fino a 10.000 euro, oltre all’arresto obbligatorio in flagranza. Allo stesso modo, l’arresto in flagranza viene esteso a chi commette il reato di lesioni personali a personale esercente una professione sanitaria o socio-sanitaria e a chiunque svolga attività ausiliarie ad essa funzionali. Infine, si prevede l’arresto in flagranza differita per: i delitti non colposi per i quali è previsto l’arresto in flagranza, commessi all’interno o nelle pertinenze delle strutture sanitarie o socio-sanitarie residenziali o semiresidenziali, pubbliche o private, in danno di persone esercenti una professione sanitaria o socio-sanitaria e ad esse ausiliarie nell’esercizio o a causa delle funzioni o del servizio; i delitti commessi su cose destinate al servizio sanitario o socio-sanitario o presenti nelle suddette strutture. Ai fini dell’arresto “in flagranza differita”, è necessario che sia attestata, in modo inequivocabile, la realizzazione della condotta criminosa e che l’arresto sia compiuto non oltre il tempo necessario alla identificazione del soggetto e, comunque, entro le quarantotto ore dalla commissione del fatto.
Secondo il questionario dell’Osservatorio nazionale sulla sicurezza degli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie (Onseps) somministrato attraverso i 106 Ordini territoriali dei medici chirurghi e degli odontoiatri a tutti i 480mila iscritti - ha spiegato Anelli -, sono stati, nel 2023, 2.897 i medici aggrediti: quasi 8 al giorno. E, sempre analizzando i dati dello stesso Osservatorio - la cui istituzione è stata fortemente perorata dalla FNOMCeO sin dal 2018, per essere poi statuita per Legge nel 2020 - le segnalazioni complessive nell'anno sono state oltre 16.000 sull'intero territorio nazionale (a esclusione della Sicilia) per un totale di circa 18.000 operatori coinvolti. Il problema della sicurezza degli operatori sanitari- afferma il Presidente FNOMCeO - è, multifattoriale e va dunque affrontato con un approccio sistematico, che coinvolga diversi livelli: legislativo, istituzionale, culturale – verso cittadini e professionisti – organizzativo, gestionale.
"In riferimento all'ambito organizzativo - entra nel dettaglio Anelli -, i principali fattori determinanti sono correlati alla carenza di personale e all'eccessivo tempo di attesa nell'erogazione delle prestazioni, ritenuti oggi una delle principali cause dei possibili conseguenti episodi di aggressione. Occorre intervenire sul benessere organizzativo, migliorare l'ambiente di lavoro, a partire dal comfort e della sicurezza degli spazi dedicati alle attese per pazienti e familiari. Risulta indispensabile un rafforzamento delle strutture sanitarie del territorio, implementare gli organici dei professionisti sanitari, per contenere le aggressioni ed anche il crescente fenomeno dell'abbandono del Servizio sanitario pubblico da parte dei professionisti sanitari. Occorre dare piena applicazione alla Legge 113/2020 sulla sicurezza degli operatori: le aziende devono adottare protocolli per segnalare alle autorità competenti tutti gli episodi di violenza, in modo da attivare la procedibilità d’ufficio. Occorre agire sulla sicurezza delle sedi e degli operatori. Nell’immediato appare urgente e improcrastinabile l’attivazione di sistemi di controlli di sicurezza nell’accesso alle strutture sanitarie. La collocazione di scanner e metal detector, già ordinariamente esistenti nelle sedi aeroportuali e ferroviarie, così come l’attivazione di videocamere nei luoghi di accesso alle strutture sanitarie potrebbe fungere da primo filtro e deterrente per eventuali ipotesi criminose. In coerenza si dovrebbe destinare, a tale servizio, laddove necessario ulteriore personale addetto al riconoscimento in ingresso, che potrebbe fungere anche da supporto alla Pubblica Sicurezza già presente in alcune strutture in specifici casi. Connesso e coerente sarebbe nel caso delle sedi di continuità assistenziale/guardia medica procedere all’accorpamento delle stesse in un’unica struttura al termine dell’orario ambulatoriale. Troppe donne, troppe professioniste medico che operano in solitudine di notte, in locali isolati, hanno subito aggressioni favorite certamente anche da una situazione ambientale non idonea. Bisogna realizzare anche una rivoluzione culturale, per cui il medico torni ad essere visto come attore della relazione di cura, e non come bersaglio da colpire. Occorrono politiche di risk management, di formazione degli operatori, di comunicazione verso i pazienti".
“Sottolineiamo anche - ha ribadito Anelli - che occorre una soluzione legislativa che porti alla depenalizzazione dell’atto medico come in quasi tutti gli altri Paesi, fermo restando il diritto dei cittadini a un giusto e rapido risarcimento. Serve la depenalizzazione dell’atto medico per garantire, oltre alla sicurezza delle cure, anche la sicurezza di chi cura. E farlo attraverso una norma che sollevi i professionisti sanitari dalla responsabilità penale in tutti quei casi di morte o lesioni, eventualmente provocate ai pazienti, diversi dalla colpa grave. L’assenza di serenità dei medici sul lavoro è un dato di fatto, causato dalla carenza di personale ma anche dalla paura di essere denunciati dai pazienti. In Italia, infatti, l’errore commesso dal medico può essere sanzionato anche penalmente come accade in pochissimi altri Paesi nel mondo”. Politiche mirate e sistematiche, dunque, che richiedono l’investimento di risorse dedicate. “Rimane ferma - ha concluso il Presidente FNOMCeO - la richiesta di individuare le risorse idonee per le assunzioni del personale necessario che consenta sia l’attivazione delle iniziative sopra prospettate che il sostegno di quelle politiche sanitarie finalizzate alla giusta valutazione del ruolo del professionista sanitario, all’interno del sistema Paese. Valutazione o rivalutazione del ruolo e della figura dei professionisti della salute che sono strumenti indispensabili per la scienza e per un reale progresso scientifico”.