Il Consiglio dei Ministri, nella seduta del 4 settembre 2025 ha approvato lo schema di Disegno di Legge “Delega al Governo in materia di professioni sanitarie e disposizioni relative alla responsabilità professionale degli esercenti le professioni sanitarie”.
In materia di responsabilità professionale - specifica una nota diffusa dal Governo -, il disegno di legge sostituisce la disciplina della responsabilità colposa per morte o lesioni personali in ambito sanitario, limitando la punibilità per omicidio colposo e lesioni personali colpose, commessi nell’esercizio di una professione sanitaria, ai soli casi di colpa grave, purché siano state rispettate dal sanitario le linee guida come definite e pubblicate ai sensi di legge o le buone pratiche clinico assistenziali, sempre che le predette raccomandazioni o buone pratiche risultino adeguate alle specificità del caso concreto. Inoltre, si introduce un articolo in materia di colpa nell’attività sanitaria, individuando specifici parametri sulla base dei quale il giudice procede all’accertamento della stessa e del suo grado (es. la scarsità delle risorse umane e materiali disponibili, le eventuali carenze organizzative nonché la complessità della patologia del paziente).
"Il provvedimento - spiega il Ministero della Salute - delega il Governo ad adottare, entro il 31 dicembre 2026, misure dirette a incrementare il personale sanitario, potenziare i percorsi di formazione sanitaria specialistica e valorizzare le professionalità e le competenze dei professionisti sanitari. I provvedimenti attuativi dovranno prevedere norme per contrastare i fenomeni di carenza di personale anche attraverso il ricorso a forme di lavoro flessibile per l’impiego degli specializzandi nel Servizio sanitario nazionale; lo sviluppo della carriera professionale e misure in favore del personale che opera in particolari condizioni di lavoro, o che presta servizio in aree disagiate; semplificare le attività amministrative che gravano sul personale sanitario, ottimizzando i tempi di lavoro; garantire la sicurezza dei professionisti sanitari nello svolgimento dell’attività lavorativa. Sono inoltre indicati i criteri per lo sviluppo delle competenze e il potenziamento della formazione sanitaria specialistica che prevendono l’istituzione di un Sistema nazionale di certificazione delle competenze specifico per il settore sanitario nonché la ridefinizione del percorso formativo della medicina generale, con la trasformazione del corso regionale di formazione in Scuola di specializzazione, e delle specializzazioni sanitarie non mediche attraverso l’istituzione di scuole di specializzazione ad hoc. La legge delega prevede infine l’introduzione di misure volte a valorizzare il ruolo degli Ordini professionali". “E’ una riforma attesa da anni che punta a contrastare le carenze di organico, a sburocratizzare il sistema e a valorizzare le competenze delle professioni sanitarie - dichiara il Ministro della Salute Orazio Schillaci -. Sono previste misure di sostegno allo sviluppo della carriera e la revisione di percorsi formativi come l’istituzione della Scuola di specializzazione per la medicina generale. Con questa riforma diamo un ulteriore contributo al potenziamento del servizio sanitario nazionale valorizzando le professioni sanitarie per rispondere in modo sempre più efficace ai bisogni di salute dei cittadini”.
"Rendere stabili e strutturati gli interventi relativi alla responsabilità professionale per gli esercenti le professioni sanitarie significa restituire ai medici la giusta serenità, presupposto essenziale per la sicurezza delle cure - afferma Filippo Anelli, presidente della FNOMCeO, la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici chirurghi e degli Odontoiatri - “L’intervento sulla responsabilità professionale in ambito sanitario è un provvedimento auspicato - spiega - tanto dal mondo sanitario come da quello giudiziario: il 97-98% delle cause contro i professionisti si conclude infatti con un nulla di fatto, con l’assoluzione o l’archiviazione. Elevatissimi i costi, sia per i medici ingiustamente incolpati, che si vedono rovinata la vita e la carriera, sia per i sistemi sanitari, che, per il timore generalizzato delle denunce, vedono lievitare i costi della medicina difensiva, stimati in circa dieci miliardi l’anno, e aumentare gli abbandoni nelle branche più a rischio, nelle quali non si formano nemmeno più i nuovi specialisti. Ma anche per l’apparato giudiziario, appesantito da cause che durano anni e che si dimostrano, poi, nella maggior parte dei casi, infondate”. “Questa tutela per i professionisti sanitari - chiarisce - non costituisce certo un’impunità, in quanto l’esercente è in ogni caso punibile per colpa grave, e non mette a rischio i risarcimenti dei cittadini per gli eventi avversi, da ottenersi in sede civile. Risarcimenti che sarebbero anche più rapidi non dovendo attendere, come spesso accade se i due procedimenti sono interconnessi, la conclusione del procedimento penale. Restituisce, al contrario, la giusta serenità ai professionisti, rinsaldando quella relazione di cura con i cittadini che, per essere tale, deve essere fatta di fiducia reciproca. Rende inoltre di nuovo attrattivo il Servizio sanitario nazionale che, oggi, non è in grado di trattenere i suoi professionisti né di ingaggiarne di nuovi: e in questo un ruolo importante giocano le condizioni di lavoro, che mettono gli operatori in costante rischio di burnout per il superlavoro, le aggressioni, le denunce ingiuste”.