“L’autodeterminazione terapeutica non ha nulla a che vedere con l’eutanasia. Nessuno può decidere al posto nostro, ma bisogna decidere con noi”. Parole di Beppino Englaro, padre di Eluana Englaro, ospite a Piacenza sabato 14 maggio del CorsoTriennale di Etica Medica, organizzato dall’Ordine dei Medici-Chirurghi e Odontoiatri della provincia di Piacenza con la collaborazione scientifica della Società Bio-Giuridica Piacentina.
Alla Sala Convegni “Veggioletta” della Banca di Piacenza si è parlato di “Morte e trapianto d’organo e soluzioni alternative”, nell’ambito del secondo anno del Corso diretto da Maurizio Mori e condiretto da Marcello Valdini. Englaro, protagonista di una lunga battaglia giudiziaria per chiedere la sospensione dell’alimentazione artificiale e delle terapie a cui era sottoposta la figlia Eluana, in stato vegetativo a seguito di un incidente stradale avvenuto il 18 gennaio 1992, ha portato la propria testimonianza di padre e cittadino: “Voglio informare – ha spiegato – nella speranza che si arrivi ad una conoscenza e ad una consapevolezza di ciò a cui non si può escludere di andare incontro, se non ci sono le disposizioni anticipate di trattamento, nel caso ci si trovi nella condizione di non essere più capaci di intendere e volere”.
“Mia figlia – ricorda – aveva idee molto chiare sulla sua vita, si era espressa, e noi sapevamo ciò che voleva nella situazione in cui si è venuta a trovare. E’ passato quasi un quarto di secolo, sul tema dell’autodeterminazione c’era il deserto: con la sentenza del 16 ottobre del 2007 diventano chiari principi di diritto, perfettamente allineati con la Costituzione, secondo cui l’autodeterminazione terapeutica non può incontrare un limite, anche se ne consegue la morte, e non ha niente a che vedere con eutanasia. Nessuno può decidere al posto nostro, ma bisogna decidere con noi: dando voce ad Eluana, noi decidevamo con lei”. “Oggi – aggiunge – si parla semplificando di testamento biologico, in realtà si tratta di disposizioni sulla base del fatto che quando una persona è in grado di intendere e volere dispone della propria salute e sulla propria vita”. Englaro ha sottolineato il cambiamento culturale avvenuto nel corso degli anni: “La gente prima della vicenda di Eluana non conosceva questi temi, i cambiamenti hanno i propri tempi e così è avvenuto anche in italia. Come diceva Joseph Pulitzer, “un’opinione pubblica ben informata è come una Corte Suprema” a cui ci si può rivolgere anche in queste situazioni”. Insieme lui sono intervenuti Carlo Alberto Defanti, neurologo bioeticista, Sergio Livigni, Direttore Anestesia Rianimazione B DEA H Torino Nord, Maurizio Mori, ordinario di bioetica all’università di Torino e direttore del Corso, e Anna Maria Greco, Direttore U.O. Medicina Legale AUSL Piacenza e vice presidente OMCeO Piacenza.
Il Corso di Etica Medica, ormai giunto al termine del suo secondo anno, vede la partecipazione di iscritti di diversa formazione, da quella medica, a quella giuridica e infermieristica. “L’impostazione del corso – spiega Mori – è quella di fornire informazioni accademiche di vario orientamento; non semplicemente un dibattito pro e contro, ma un’elaborazione culturale, pur nella presenza di metodi di indagine e posizioni diverse”. “Abbiamo pensato, nell’ambito di una lezione dedicata alla definizione di morte e al tema dei trapianti, alla testimonianza di Beppino Englaro che ha vissuto in prima persona questi problemi: un intervento che arriva a conclusione del precedente incontro, nel quale abbiamo proposto un confronto tra varie prospettive sulla questione del fine vita”.
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