Più dialogo e una maggiore sinergia tra la medicina tradizionale o scientifica e quella alternativa. Sono alcuni degli spunti emersi nel corso dell’incontro “Le medicine non convenzionali: quando, come e perché”, ospitato giovedì 11 giugno dall’Auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano.
Un evento organizzato dall’OMCeO Piacenza nel solco della discussione avviata in ambito provinciale con il Convegno “Le Medicine Non Convenzionali” dello scorso marzo. “In Italia sono dieci milioni le persone che si affidano alle medicine alternative – ha spiegato il presidente di OMCeO Piacenza Augusto Pagani, moderatore della serata insieme a Marcello Valdini – per cui è doveroso riservare a queste pratiche la necessaria considerazione e dare informazioni corrette ai cittadini”. “Qualsiasi terapia non convenzionale – ha evidenziato Pagani – non deve sottrarre il cittadino a specifici trattamenti di comprovata efficacia e richiede l’acquisizione del consenso; gli Ordini dei medici hanno come compito istituzionale il dovere di informare i cittadini sulla validità, sui limiti e sui rischi che qualsiasi pratica, sia essa “scientifica” o “alternativa”, porta con sé”.
Ad aprire la serata è stato Camillo Luppini portando la sua ventennale esperienza in ambito di agopuntura, antichissima pratica cinese e quella più diffusa al di fuori della Cina, che nel corso degli anni “ha ottenuto moltissime validazioni scientifiche”. “ Tale pratica – ha illustrato Luppini – consiste nella infissione di aghi sottili in punti del corpo localizzati su percorsi energetici chiamati meridiani, vie preferenziali di passaggio di energia. La malattia è interpretata come sovvertimento dell’armonico fluire dell’energia e con la terapia si va a ripristinare questo equilibrio”. “L’agopuntura – ha concluso Luppini – si sposa benissimo con la medicina generale”. Un concetto ripreso anche da Maurizio Botti, esperto di omeopatia, “metodo terapeutico basato sulla legge dei simili”: una malattia può cioè essere curata con quel farmaco di origine naturale che ne riproduce i sintomi. “È una medicina energetica – ha spiegato Botti nel corso della sua relazione – per stimolare e ripristinare l’energia del corpo: l’omeopatia nasce due secoli fa, ma il principio della similitudine esiste da sempre ed è presente anche nella medicina egizia, attraversando poi tutto il medioevo sotto la forma della legge della Signature. Samuel Hahneman ha reso questo principio scientifico, con la sperimentazione sul paziente sano”.
Di fitoterapia, ovvero dell’uso delle piante o di loro estratti a scopo terapeutico, ha parlato Giuliana Rapacioli che ha voluto mettere in guardia sull’utilizzo della pratica, in alcuni casi troppo disinvolto, da parte del paziente. “Naturale non significa non tossico, ma un elemento che può fungere da ausilio e potenziare l’effetto di un farmaco: l’integrazione fra i due approcci terapeutici è quindi fondamentale”. “No all’auto prescrizione – ha concluso – serve al contrario una collaborazione tra paziente e medico e fra medici che propongono terapie tradizionali e alternative”. Davide Lucchi ha illustrato i principi dell’osteopatia: “Per mantenere un buono stato di salute, oltre ad intervenire sulle patologie che dovessero insorgere possiamo anche stimolare il sistema nervoso centrale a recuperare il miglior stato adattativo possibile”. “L’osteopata esegue una sorta di esame neurologico, volto a capire che cosa il “gestore interno” stia facendo e in che modo: ciò si può fare interrogando i tessuti connettivi con manipolazioni per ritrovare il bilanciamento e l’equilibrio generale del corpo”.
Diete non convenzionali e intolleranze alimentari sono invece state al centro degli interventi di Mara Negrati (Responsabile U.O.S. Nutrizione clinica O.C. Piacenza) e Eleonora Savi (Direttore U.O.D. Allergologia O.C.Piacenza). Negrati ha passato in rassegna alcuni tipi di diete, da quelle povere di carboidrati, alla chetogenica, a quella del sondino, alla vegetariana, fino a quella cosiddetta del gruppo sanguigno: “Oggi si trovano ovunque diete che di equilibrato non hanno nulla; qualunque trattamento dell’obesità, se non inserito in una visione multidisciplinare è destinato a fallire”. “Le diete iperproteiche danno inizialmente una perdita di peso maggiore rispetto ad una dieta equilibrata, ma già a distanza di un anno questa differenza scompare”. “Quello che è cibo per un uomo è veleno per un altro” – ha aperto la sua relazione Savi citando un brano di Lucrezio. “L’allergia – ha spiegato – è una reazione del sistema immunitario dannosa verso sostanze innocue per i soggetti normali”. Illustrando le più diffuse intolleranze alimentari, ha poi fatto una panoramica su test ed esami per riconoscerle: “Le intolleranze alimentari sono particolarmente enfatizzate dai media, con una conseguente diffusione di nuovi test non standardizzati e riconosciuti non validi dalle società scientifiche”. La serata si è chiusa con un vivace dibattito dei relatori, che hanno risposto ad alcune domande dei presenti.