Medico e infermiere, due professionalità chiamate a collaborare e confrontarsi, nel rispetto reciproco dei ruoli, per il bene del paziente. A Piacenza il dialogo è aperto: testimonianza ne è il partecipato convegno di venerdì 15 aprile, ospitato dalla Sala Colonne dell’ospedale di Piacenza, promosso da OMCeO e Collegio Ipasvi Piacenza.
Al centro dell’incontro le “problematiche giuridico-deontologiche del lavoro d’equipe”: di questo hanno parlato medici e professionisti in due sessioni di lavoro, dedicate rispettivamente alle basi metodologiche e giuridiche e al lavoro sul campo, moderate da Annamaria Greco (vice presidente di OMCeO Piacenza), Mirella Gubbelini (Direttore Assistenziale Ausl Piacenza), Roberto Scarpioni (Consigliere OMCeO Piacenza ) e Cristina Colonna (Inf/Afd RAD Emergenza – Urgenza Ausl Piacenza).
“UN CONTRIBUTO AL DIALOGO” - “Abbiamo organizzato questo appuntamento - ha introdotto Il presidente di OMCeO Piacenza Augusto Pagani affiancato dalla presidente di Ipasvi Piacenza Maria Genesi - per affrontare in maniera collaborativa, responsabile e prudente una discussione che negli ultimi mesi ha imperversato sui media ma anche nelle corsie degli ospedali; si tratta di una questione discussa da anni alla quale cerchiamo di dare un contributo, nella convinzione che dialogo, partecipazione e discussione non possano che portare risultati positivi”.
Il LAVORO D’EQUIPE - “L’organizzazione sanitaria è un modello complesso - ha aperto il convegno Maria Teresa Montella, responsabile servizio assistenza ospedaliera regionale - in cui non va mai dimenticata la centralità del malato”. “Il lavoro di equipe - ha sottolineato - è fatto di sinergie di controllo e adattamento reciproco, di responsabilità di equipe, di divisione di compiti e competenze e dei principi di reciprocità e affidamento: ogni professionista sanitario deve cioè poter confidare sul fatto che gli altri soggetti agiscano nell’osservanza delle regole di diligenza proprie”. Al centro del suo intervento il tema del confronto e della condivisione: “È necessario trovare piattaforme di formazione condivise: ognuno ha le proprie competenze, ma esiste una zona grigia in cui se non si rema tutti insieme non è possibile farcela”.
“EVOLUZIONE DI COMPETENZE” - “Solo attraverso il dialogo fra tutte le componenti - ha ribadito il direttore generale Ausl Piacenza Luca Baldino - è possibile affrontare la questione”. Baldino ha ricordato come negli ultimi anni si sia sviluppata in ambito locale una forte evoluzione dei percorsi di cura: “Da un lato ci dirigiamo sempre più verso una specializzazione della medicina, dall’altro dobbiamo fare i conti con il tema della cronicità, la vera emergenza dei prossimi 10 - 15 anni”. “Più che trasferimenti di competenze - ha proseguito - bisognerebbe parlare di evoluzione di competenze: oggi abbiamo medici che fanno cose impensabili fino a qualche anno fa, e allo stesso tempo infermieri che operano come prima non facevano: tutto ciò avviene, all’interno dell’azienda e in Regione, con personale preparato e in piena sicurezza per il paziente. Nessuno si improvvisa o agisce al di fuori di linee guida stabilite”. Fra i temi toccati da Baldino quello della futura carenza di medici, senza dimenticare la questione economica: “Siamo al lavoro per potenziare i servizi territoriali e dobbiamo fare i conti con le risorse a disposizione; se posso garantire un servizio con la medesima efficacia ma a costi inferiori, per il ruolo che ricopro è mio dovere etico portarlo avanti”. “Anche la normativa attuale – ha concluso – deve però essere adeguata”.
LA RESPONSABILITA’ SANITARIA - L’avvocato Federico Cerqua ha invece tracciato la “storia” della responsabilità sanitaria a partire dagli anni ’70 e ’80, quando la giurisprudenza applicava le medesime responsabilità al medico e alla struttura sanitaria in cui operava: spettava al paziente dimostrare la colpa del medico e il nesso di causale tra questa e il danno subito. Impostazione modificata nel corso degli anni successivi, con la distinzione tra la responsabilità della struttura sanitaria (responsabilità contrattuale) da quella del singolo medico. Ulteriore passaggio è arrivato con la legge Balduzzi del 2013, con la quale (art. 3, comma 1) viene stabilito che “l’esercente la professione sanitaria che nello svolgimento della propria attività si attiene a linee guida e buone pratiche accreditate dalla comunità scientifica non risponde penalmente per colpa lieve”. Il professionista potrà comunque essere chiamato a rispondere in sede civile. Per quanto riguarda il lavoro di equipe – ha precisato Cerqua – la figura più “a rischio” è quella del capo equipe, titolare di una posizione di garanzia nei confronti del paziente e con il dovere di assegnare compiti ai vari componenti, non comunque immuni da responsabilità, vigilando sull’operato”.
Luigi Papi, medico legale, ha delineato la responsabilità sanitaria nell’assistenza al cittadino: “La figura dell’infermiere - ha spiegato - ha acquisito nel corso degli anni sempre più competenze da cui derivano anche maggiori responsabilità”. “Un operatore sanitario può dover rispondere per responsabilità penale, civile, erariale e sotto il profilo deontologico disciplinare: anche per lo stesso episodio, gli esiti possono essere diversi”. “L’accertamento della responsabilità - ha ricordato - passa attraverso l’accertamento della condotta colposa, e della sussistenza del nesso di causalità tra condotta ed evento. Le regole con cui viene stabilito tale nesso sono diverse in sede penale e civile: se nella prima vale il principio dell'”oltre ogni ragionevole dubbio”, per la seconda quello del “più probabile che non”. Trattando in ambito giuridico il principio di affidamento, antitetico alla collaborazione colposa, Papi ha sollecitato una riflessione su competenza, responsabilità e necessità di collaborazione leale tra professionisti sulla base di un reciproco rispetto.
I CODICI DEONTOLOGICI - A confrontare i codici deontologici di medici ed infermieri sono stati il segretario FNOMCeO Luigi Conte e Maria Adele Schirru, Vice Presidente Federazione Nazionale Collegi Ipasvi. Conte, evidenziando come la Suprema Corte abbia ritenuto di riconoscere natura giuridica alle norme deontologiche, ha citato alcuni articoli del Codice di Deontologia Medica approvato nel 2014: dall’articolo 3, secondo cui “la diagnosi a fini preventivi, terapeutici e riabilitativi è una diretta, esclusiva e non delegabile competenza del medico e impegna la sua autonomia e responsabilità”, all’articolo 66, che regola il rapporto con le altre professioni sanitarie. “E’ giusto - ha proseguito - rivendicare il riconoscimento delle competenze specialistiche infermieristiche, ma ciò deve avvenire nell’ambito di una legge quadro; non possono essere le regioni a decidere scavalcando il Parlamento, il Ministero della Salute e il Miur. L’organizzazione del lavoro deve fondarsi sui bisogni di salute delle persone”. “Parliamo di codice deontologico come manifesto di valori" - ha sostenuto Schirru, che a sua volta ha richiamato alcuni articoli del codice degli infermieri del 2009, oggi in via di revisione: “Un codice passato da un discorso dei doveri ad uno della responsabilità come impegno professionale e sociale, che si esplica nel prendersi cura della persona”. “Il codice non mi dice cosa devo fare, ma in che modo mi devo comportare. Come infermieri - è stato il messaggio lanciato - siamo aperti al confronto, non vogliamo entrare in conflitto con nessuna professione: abbiamo tutti gli elementi per trovare un equilibrio in virtù di un obiettivo molto forte, che è quello della cura delle persone: oggi i cittadini hanno bisogno di risposte e professionisti”.
IL PUNTO DI VISTA DEI CITTADINI – Ma come vedono i cittadini il rapporto medico - infermiere? “A Piacenza la popolazione sa di poter contare su un grande lavoro di equipe - ha spiegato Michele Rancati, giornalista di Libertà e Telelibertà - e lo dimostra il fatto che nella nostra città non sono mai balzati agli onori della cronaca casi o problematiche particolari”. “Quando ci si trova nella necessità di ricevere assistenza sanitaria - ha evidenziato -, spesso non si ha la forza di capire chi sta intervenendo e in che modo, ma si guardano i risultati. Ciò che emerge è comunque una generale fiducia nell’organizzazione del servizio sanitario: lo notiamo, ad esempio, da lettere e segnalazioni di pazienti che ringraziano l’intero staff del reparto che li ha seguiti. Ed è sicuramente una fortuna per i cittadini avere due professioni di così alto livello”.
CONCLUSIONI – “Sono convinto - commenta il Presidente di OMCeO Piacenza Augusto Pagani - che sia necessario proseguire nella strada del dialogo e del confronto alla ricerca di soluzioni condivisibili, responsabili, sostenibili, coerenti alle esigenze ed alle leggi dello stato e delle regioni”. “Se non esiste la possibilità, o la volontà, di mantenere l’attuale organizzazione sanitaria bisogna modificare le leggi, i percorsi formativi e la programmazione delle diverse figure professionali: una volta stabilito il numero di medici e infermieri di cui necessiteremo fra dieci anni, dovremo decidere quali competenze attribuire e quale formazione imporre loro”. “Non si devono più verificare casi di ragazze e ragazzi che, dopo aver studiato dieci anni per diventare medico, non trovino lavoro perché i compiti per i quali sono stati formati vengono delegati per motivi di costi ad altri giovani, diventati infermieri professionali dopo un corso di laurea di tre anni”. “Se ciò sarà chiaro fin da ora, credo sarà accettabile per tutti i futuri medici ed infermieri prendere atto delle novità ed adeguare a queste le proprie scelte personali”.
Introduzione – Augusto Pagani, Maria Genesi
Le dinamiche regionali nella promozione e organizzazione del lavoro d’equipe – Maria Teresa Montella
La ratio aziendale nell’armonizzazione del rapporto medico-infermiere – Luca Baldino
La responsabilità sanitaria: da quella extracontrattuale a quella contrattuale e ritorno alla luce delle linee guida e dei protocolli – Federico Cerqua
La formulazione della responsabilità sanitaria nell’assistenza al cittadino – Luigi Papi
I Codici deontologici a confronto e la loro valenza giuridica – Luigi Conte
I Codici deontologici a confronto e la loro valenza giuridica – Maria Adele Schirru
La collaborazione fra medico ed infermiere nell’immaginario del cittadino – Michele Rancati
Intervento di Guido Pedrazzini