Bella da morire? Come deve essere una giusta alimentazione nella donna? Sono alcune delle domande che hanno mosso la riflessione all’interno del convegno, organizzato dalla Commissione Pari Opportunità dell’OMCeO Piacenza, coordinata dalla dottoressa Patrizia Gandolfi, in collaborazione con la sezione di Piacenza dell’Associazione Donne Medico, presieduta dalla dottoressa Daniela Serena, ospitato sabato 10 Giugno dalla Sala Convegni Veggioletta Banca diPiacenza.

Un tema “affascinante, complesso e spesso abusato” lo ha introdotto la dottoressa Serena, moderatrice insieme alla dottoressa Silvia Peveri della prima parte del convegno, citando, insieme ad anoressia e bulimia, un disturbo sempre più diffuso, quello dell’ortoressia, ossessione per il mangiar sano: “Anche di cibo sano si può morire, e in tanti casi non è facile accorgersene”. “Nella società odierna su alcuni temi c’è grande attenzione e allo stesso tempo disinformazione – ha detto nel suo saluto il presidente dell’Ordine piacentino Augusto Pagani -; anche nella nostra professione vi sono teorie che poco hanno di scientifico ma ottengono attenzione e grande seguito, producendo a volte danni. In un mondo in cui i media sono alla ricerca di temi interessanti, ma anche di comunicatori capaci, dobbiamo essere ancora più bravi a trasmettere informazioni corrette nel modo giusto”.

ALIMENTAZIONE NELLA VITA DELLA DONNA – E’ stata la dietologa Paola Sbisà ad aprire la prima sessione del convegno, tracciando una panoramica dell’alimentazione nelle varie fasi della vita della donna, ciascuna delle quali, ha sottolineato, “richiede una adeguatezza nutrizionale particolare: bisogna personalizzare, ma per far questo è necessario conoscere le esigenze nutrizionali”. Nell’infanzia l’alimentazione della bambina “è un investimento futuro”: “Le abitudini alimentari e gli stili di vita in infanzia e adolescenza possono fare la differenza tra salute e rischio di malattie negli anni successivi: in questa fase della vita il corpo deve crescere e quindi è alto il fabbisogno di tutti i nutrimenti essenziali”. Particolarmente delicato il periodo che coincide con l’inizio della fase fertile: “Può capitare che la ragazza, confrontandosi con le immagini fornite dalla società, si veda grassa e inizi a non mangiare privandosi di cibo”. I fattori alimentari possono interferire anche con la fertilità: “Sovrappeso, obesità, ma anche eccessiva magrezza, sono causa del 12% dell’infertilità totale”.

Per la futura mamma prepararsi alla gravidanza è di grande rilevanza per la vita del nascituro: “E’ importante che la donna arrivi con il peso giusto e si alimenti in modo corretto: fumo, alcol e una vita sregolata sono dannosi, per non parlare delle droghe che hanno un effetto epigenetico devastante. E non bisogna dimenticare che il periodo compreso tra concepimento e i primi due anni di età è fondamentale per il funzionamento degli organi del bimbo e può influenzare la sua predisposizione a varie malattie”. Nella fase di vita adulta e in quella della menopausa salute e “bellezza” tendono semprepiù a portarsi sullo stesso piano: “La menopausa in particolare va a coincidere con l’invecchiamento e spesso si accompagna ad una radicale trasformazione del corpo che tante donne vivono male. In questo delicato periodo bisogna potenziare la massa magra attraverso un’attività fisica ben programmata e svolta con costanza”. Infine alcuni consigli alimentari: “Seguire una dieta varia di stile mediterraneo e senza escludere nessun principio alimentare, grassi pochi ma buoni, proteine in giusta misura e di buona qualità; essere parsimoniosi con gli zuccheri, scegliere con oculatezza gli alimenti e cucinarli in modo salutare”.

MICROBIOTA E OBESITA’ – La relazione (ancora da approfondire) tra microbiota e obesità è stata al centro dell’articolato e dettagliato intervento del geriatra Fabrizio Franchi. Studi recenti, ha spiegato, sembrano suggerire che i batteri che vivono nel nostro intestino (il microbiota, la cosiddetta flora batterica, o microbioma se si considera anche la componente genetica) possano avere un ruolo nella metabolizzazione del cibo ed un’influenza sul rischio obesità; a fronte di una particolare alimentazione, ad esempio a base di grassi saturi o con un eccesso di proteine animali, il microbioma può creare condizioni all’interno del nostro organismo tali da favorire l’accumulo di peso anche a fronte di una assunzione di calorie non particolarmente elevata”. “I geni umani influenzano la composizione del microbiota, i geni del microbioma influenzano l’espressione di geni anche umani, il metabolismo di alcuni microbi influenza altri microbi e la dieta influenza il microbiota: questo fa capire quanto sia ampio il set di interdipendenze fra tutti questi elementi”. Ma se queste scoperte sembrano aprire la strada anche ad una serie di nuove terapie, la realtà suggerisce un approccio più cauto: “Molti degli studi – precisa Franchi – sono stati eseguiti attraverso esperimenti su animali, nello specifico topi, quindi prima di trarre conclusioni certe è giusto richiamarsi alla prudenza e considerare tutto nella giusta misura e condizione”.

I DISTURBI ALIMENTARI – Sono circa tre milioni in Italia le persone che soffrono di disturbi alimentari: “Vivono un profondo disagio – ha sottolineato la nutrizionista Mara Negrati nell’intervento che ha aperto la seconda sessione del convegno, moderata dalla dottoressa Maddalena Avitabile e dalla dottoressa Angela Lauriola -, che è quello di chi non si sente amato e cerca di esserlo in tutti i modi e preferisce morire piuttosto di vivere. Aumentare la conoscenza di questo disagio è fondamentale, combattendo disinformazione e banalizzazione”.  Una malattia passata dall’essere rara, fino agli anni ’70, e diventata oggi forma endemica con disturbi gravi che possono portare anche alla morte: “Un trattamento tempestivo è molto importante per evitare che la malattia cronicizzi, solo una parte delle ragazze con problemi di questo tipo chiede però di essere curata”. “Oggi – ha quindi voluto specificare Negrati – i mezzi di comunicazione sono fra i principali responsabili della disinformazione sul tema, in rete vi sono tanti siti che inneggiano ad anoressia e bulimia con il rischio di far passare come moda quella che in realtà è una vera e propria malattia”. “Dedicare molto tempo all’ascolto”, questo l’approccio da adottare per il medico davanti a chi soffre di questo tipo di disturbi: “Ci troviamo di fronte ad una persona con una propria dignità e in grado di fare scelte autonome che noi dobbiamo cercare di guidare. La terapia deve comunque essere multidisciplinare”.

TRAUMA E DITURBI ALIMENTARI – Ma quale l’origine del sostrato che può portare ad una deviazione del comportamento alimentare? Ne ha parlato la psicologa e psicoterapeuta Maria Giuseppina Canevisio: “Se inizialmente si pensava ad una correlazione tra disturbi alimentari e quelli dell’umore, oggi si parla di uno stretto legame con il trauma e il disturbo da stress post traumatico”. Canevisio ha spiegato che tante persone con disturbi alimentari riferiscono in particolare una storia di abusi sessuali infantili, strettamente legati a malattie come anoressia e bulimia nervosa, ma anche all’alimentazione incontrollata, e importanti fattori di rischio per lo sviluppo delle stesse. Analizzando le conseguenze del trauma su corpo e mente dell’essere umano, fra cui la possibilità di un’alterazione dei sistemi coinvolti proprio nella regolazione del comportamento alimentare, la psicoterapeuta ha evidenziato come l’essere sottoposti ad una ripetuta situazione traumatica vada a “piallare” la capacità di gestire il mondo interno e interpersonale: “Il disturbo alimentare è il tentativo di fermare la mente al momento presente, non con atteggiamento meditativo e riflessivo ma per sganciarsi da un turbinio emotivo percepito come ingestibile”.

L’IMPORTANZA DELL’ATTIVITA’ FISICA – A ribadire l’importanza di corretti stili di vita è stata Patrizia Gandolfi, medico fisiatra: “Gli italiani – ha ricordato – sono fra i più sedentari d’Europa con il 60% che dice di non praticare sport o attività fisica. Secondo l’Oms bisogna fare almeno 150 minuti a settimana di attività aerobica a intensità moderata, che aumenta a 60 minuti al giorno per bambini e ragazzi”. Numeri che potrebbero spaventare qualcuno, mentre in realtà basta poco: “Lasciare a casa l’auto, fare le scale, scendere dal bus una o due fermate prima sono piccoli consigli che come medici possiamo dare tutti i giorni ai nostri pazienti”. La cosiddetta “piramide motoria” traccia alcune regole da seguire per un corretto stile di vita: “Al vertice si trovano i comportamenti da attuare il meno possibile, guardare tv, usare pc e videogiochi o stare seduti per più di 30 minuti, mentre per tre-cinque volte a settimana andrebbero svolti esercizi aerobici per almeno 20 minuti. Attività fisica non vuol dire fare sport, ma ad esempio una passeggiata o un giro in bicicletta”. Richiamando il Rapporto GIMBE sulla sostenibilità del SSN, Gandolfi ha ricordato l’importanza dell’esercizio fisico anche nel trattamento di numerose patologie croniche: “Si tratta di un intervento sanitario, da personalizzare a seconda del paziente, oggi decisamente poco impiegato rispetto a quello farmacologico o chirurgico. La sfida è quella di impegnarci per un sempre maggiore utilizzo”.

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