Cos’è e come funziona l’ipnosi clinica? Quali sono i possibili impieghi nelle procedure medico-odontoiatriche? Ad approfondire il tema è stato il Dottor Francesco Rossani, relatore in un partecipato corso promosso dalla Commissione Albo Odontoiatri dell’OMCeO Piacenza, in collaborazione con ANDI, per fornire una maggiore conoscenza della materia.
Odontoiatra, con una laurea anche in Psicologia Clinica e della Riabilitazione, il dottor Rossani ha approfondito lo studio dell’Ipnosi Clinica con focus sulla sedazione di pazienti ansiosi o fobici e da oltre 15 anni si occupa di formazione rivolta non solo a medici e odontoiatri, ma anche ad altre categorie professionali.
Introdotto dal Presidente dell’OMCeO Piacenza, Prof. Mauro Gandolfini, dal presidente della CAO Piacenza, Dott. Marco Zuffi, e dal Dott. Andrea Baruffaldi in rappresentanza di ANDI (presente anche la presidente provinciale Sara Cardinali), nel corso dell’evento, ospitato il 1 aprile dal Park Hotel di Piacenza, Rossani ha fornito ai partecipanti una panoramica sulle possibilità operative della sedazione realizzata con l’ipnosi, esaminando i possibili impieghi nella realtà clinica quotidiana. “L’ipnosi – spiega – è un fenomeno neurofisiologico, quindi consentito dal sistema nervoso centrale degli esseri umani, che permette una serie di vantaggi, in quanto, soprattutto nella sua applicazione base, dà uno stato di sedazione: per questo può accompagnare il paziente in uno stato sedativo senza l’utilizzo di sostanze o gas medicinali. Può essere quindi sempre disponibile, basta che l’operatore sia formato in merito”.
Si tratta di un fenomeno basato su un corpus di evidenze scientifiche in letteratura in costante crescita: “I riconoscimenti dell’efficacia dell’ipnosi sono piuttosto antichi – ha ricordato il relatore – già a fine del 1800 la British Medical Association (BMA) riconobbe, prima ancora di capirne i meccanismi, la validità terapeutica dell’ipnosi. Sempre la BMA nel 1955 dava approvazione all’utilizzo dell’ipnosi analgesica per la chirurgia e per il parto, mentre l’anno successivo anche Papa Pio XII con un proclama incoraggiò l’utilizzo scientifico dell’ipnosi. Nel 1958 l’American Medical Association approvò un rapporto sull’utilizzo clinico dell’ipnosi incoraggiando la ricerca scientifica sull’argomento, nel 1995 i National Institutes of Health hanno invece riconosciuto ufficialmente l’ipnosi per il trattamento del dolore oncologico, della sindrome del colon irritabile, delle mucositi orali idiopatiche, delle cefalee muscolo-tensive e delle sindromi temporo-mandibolari. A livello di ricerca scientifica oggi sono migliaia gli articoli di ricerca sull’argomento ipnosi”.
Diverse le tecniche con le quali l’ipnosi può essere somministrata: “Quella più attuabile da parte del medico – evidenzia il relatore – è una ipnosi che agisca in base ad un protocollo. Ci sono alcune fasi operative: si parte da un’anamnesi, da un consenso – in quanto si tratta un atto clinico in piena regola -, c’è poi una fase per così dire di innesco, che prende il nome di induzione, quindi l’ipnosi viene stabilizzata attraverso procedure dette di approfondimento. Si tratta di fasi basate sulla comunicazione verbale, fondamentalmente lo strumento è la voce, la parola, attraverso la quale fornire istruzioni che il paziente dovrà seguire nel suo interesse fino al raggiungimento del risultato”. L’ipnosi è indicata su tutti i pazienti che si trovano in uno stato di ansia per vari motivi, legati ad esempio a fobie o ad uno stato di ansia generalizzato; il requisito è che il paziente sia comunque collaborativo e abbia la capacità di comprendere il linguaggio, aspetto quest’ultimo non banale ad esempio nel caso di pazienti stranieri, che hanno una barriera linguistica, o ipoacusici. In questi casi ci sono tecniche che si possono utilizzare in sostituzione, ma richiedono un apprendimento più approfondito da parte dell’operatore”.
Vi sono anche casi di pazienti non ricettivi all’ipnosi: “Probabilmente – spiega il Dott. Rossani – esiste una base genetica nel determinare se un paziente sia o meno ricettivo, ma non esistono test di laboratorio o indagini rapide che permettano di fare una sorta di triage preliminare; le tecniche di somministrazione sono comunque rapide e richiedono pochi minuti, per questo il mio consiglio ai colleghi è sempre quello di provare: anche in caso di non raggiungimento di uno stato di ipnosi vero e proprio, l’operatore si sarà comunque preso cura del paziente che di questo sarà riconoscente”.
Molte sono le credenze circa l’ipnosi, ad esempio il fatto che si tratti di uno strumento coercitivo in grado di azzerare la volontà del paziente. “Questo non è assolutamente vero – precisa Rossani -, così come non corrisponde a realtà che l’ipnosi possa far travalicare i confini morali ed etici di un paziente: non si può rendere criminale una persona onesta con con l’ipnosi. Bisogna comunque tenere conto che i confini etici e morali di alcuni pazienti sono ignoti, per questo l’etica del medico deve sempre essere molto rispettosa ed orientata esclusivamente raggiungimento di un beneficio clinico, senza andare oltre”.